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Nessun “asilo” … a Varano

In una società sempre più frenetica nella quale, corse e rincorse si susseguono per tenere testa ai sostenuti ritmi della vita, costringono gli amanti dell’informazione a raggranellare le più disparate notizie sul web (croce e delizia dei giorni nostri, è sicuramente un’ottima risorsa, ma quasi sempre il suo utilizzo non è costruttivo e sfocia in un inutile passatempo, che paradossalmente ci rende ancor più vuoti di contenuti, poco attenti e meno riflessivi). Mi è sembrato doveroso dedicare un po’ di tempo ad un’altra piccola ricerca, che di certo arricchisce di conoscenze gli amanti della storia locale. Ciò premettendo, nella certezza che una lapide affissa sulla facciata di una piccola chiesa di periferia, oggi, solo ai più attenti, non passa inosservata. Tempo fa una consumatissima lapide affissa sulla facciata della chiesetta di S. Anna a Varano catturò la mia attenzione. Messa lì in bella mostra, ma ormai quasi illeggibile, perché consunta dal tempo (e forse mai restaurata), mi trasmise un senso di indicibile malinconia.Protagonista di altri tempi, e testimonianza odierna di un conflitto (forse mai sopito!?) tra il potere amministrativo/politico e l’ordinamento ecclesiastico, questa epigrafe comunicava l’indisponibilità del diritto di asilo, così come avveniva nelle campagne della periferia a nord di Castellammare, con la lapide posta sulla facciata della soppressa Cappella dell’Annunziatella, lapide che riportava solo la dicitura: “Qui non si gode asilo – 1788”), peraltro, scomparsa per oscure vicende, nell’anno 1945 dal Liceo Classico, dove era “temporaneamente” allocata.La chiesetta di Varano, dedicata a S. Anna sorge su di una proprietà privata, ha una sola navata, al suo interno, oltre all’altare, dove è posizionata una tela della Santa, si trovano alcune statue tra cui un San Giuseppe. E’ opportuno ricordare che il territorio di Varano prima era compreso nell’agro gragnanese. In tempi recenti la parte della collina, in cui è situata la chiesa fu annessa all’area stabiese. Ad ogni buon conto, il Re, al fine di evitare possibili contestazioni, impose che questa cappella di periferia (distante dall’allora centro cittadino, più di due chilometri), sarebbe dovuta rimanere sempre “privata e laicale”, essendo l’immunità vietata per tali luoghi.Ritornando al diritto d’asilo c’è da dire che ha radici antichissime, in epoca feudale addirittura si considerarono inviolabili non solo gli edifici di culto, ma anche il terreno che li circondava, spesso tanto vasto che qualche reo poteva vivervi con comodità specie se di famiglia ricca. La Chiesa, tese a trasformare l’Asilo nella facoltà “spettante agli ecclesiastici” di intercedere presso le autorità civili in favore dei condannati rifugiatisi in un edificio consacrato dal Vescovo; benefici esclusi per i colpevoli di reati gravissimi quali l’adulterio, l’omicidio e la lesa maestà. Il diritto di asilo scattava nella misura in cui chi lo chiedeva era nella condizione di “pauper” (in latino: inerme, ossia la condizione di chi non ha nessuna possibilità di difendersi). Allora veniva preso sotto la tutela della Chiesa e non poteva essere toccato, pena la scomunica.
Sulla lastra marmorea della chiesa di S. Anna a Varano, è riportato testualmente:“Per le ragioni rapportate da V.S. nella sua relazione del 5 andante permette il Re a D. Giuseppe Cauciello di Gragnano che possa terminare la cappella edificata sui limiti di una sua masseria nel tenimento di codesta città e propriamente nel luogo detto Varano con che però vi si metta l’iscrizione del non godervisi asilo e di rimaner sempre privata e laicale né il Vescovo abbia che vedervi. Lo significo nel real nome a V. S. perché così eseguisca e faccia eseguire e vigili alla osservanza. Napoli, 19 gennaio 1771. Bernardo Tanucci“.I sovrani cattolici sollecitavano continuamente i papi a non concedere – se non in casi particolari il diritto di asilo. La lapide di Varano dell’anno 1771 era in sintonia con l’articolo XXVII del Concordato (tra Carlo di Borbone e Benedetto XIV) del 1741: “…non godranno il beneficio dell’immunità le chiese rurali esistenti fuori della città e luoghi abitati, nelle quali non si conserva il Venerabile…”. Alla luce di ciò, appare evidente che la chiesetta di Varano e quella dell’Annunziatella non erano parrocchie, altrimenti non si poteva imporre il divieto di asilo. A fugare ogni dubbio nel 1861, precisamente il 17 febbraio vi fu l’emissione di un decreto che revocava la validità del riconoscimento dell’immunità: “… nell’arresto di persone rifugiate in chiesa si avessero i riguardi dovuti alla qualità del luogo e le cautele necessarie affinché l’esercizio del culto non venisse turbato …“.