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Le edicole votive stabiesi

Mpiett ‘e mmure
sott’ ‘e purtune
pe’ vicole, pe strade
stu centro antico
pare na Cattedrale:
llà nu Santo,
cchiù lla na Madunnella,
dint’’a n’angolo
cu na croce
na lampetella
accumpagnano
chi se ne torna a casa
e tarda sera… (F.Catalano)

Le edicole votive (dal latino aedicula, da aedes, tempio) sono piccole “opere d’arte” che alcune volte possono passare inosservate, altre, invece, richiamano l’attenzione del turista o degli stessi abitanti del posto. A Castellammare di Stabia sono presenti nella zona antica, nel centro città e nella zona collinare. Nel 1988 l’amico Francesco Catalano per conto della Cooperativa Culturale “Il Timone”, si adoperò in un tour fotografico a riportarne una quarantina nella pubblicazione: “Edicole votive nella tradizione stabiese”. L’opera nella sua naturalità va comunque inquadrata come un “documento storico”. Ma come sono nati questi “tabernacoli”? Bisogna partire da lontano, andare in Grecia e passare poi all’Impero romano, per avere un’idea di come siano nate tali strutture architettoniche che condensano, appunto, in alcuni casi architettura, scultura, pittura e devozione. Le prime “antenate” delle edicole votive fanno infatti la loro comparsa in epoca greca: si trattava di piccoli tabernacoli dedicati agli Dei, nei quali i devoti erano soliti depositare degli omaggi alla divinità. Nell’antichità, i crocevia e i luoghi in cui era avvenuto un evento prodigioso erano considerati luoghi sacri ed erano segnati da questi piccoli tempietti. Un uso, dei greci prima e dei romani poi, che si è tenuto in vita così a lungo da vedere l’iconografia cristiana sostituirsi agli idoli pagani. Questa tradizione la ritroviamo anche nell’antica Stabiae dove le edicole (larari) erano spesso presenti anche all’interno delle ville, allo scopo proprio di venerare i numi protettori degli ambienti domestici. Con il cristianesimo poi, le edicole, videro una nuova vita. Ma solo nel XVIII secolo durante il regno di Carlo III di Borbone persuaso dal suo consigliere Padre Rocco di Massa Lubrense, il re incoraggiò la diffusione delle edicole sacre nella capitale del regno: un modo ingegnoso per caricare sulla devozione dei napoletani il costo della prima rudimentale rete di illuminazione pubblica in città. Le edicole votive formavano un vero e proprio “reticolo religioso”, una sorta di “segnaletica”. Il ruolo principale di questi “piccoli tempi” era di proteggere il luogo, su cui erano edificate come le porte di accesso di una città (Arco san Catello, Fontana Grande), una casa (via Brin angolo via Visanola) o un latifondo agricolo. Avevano spesso la funzione di rassicurare il viandante lungo il suo cammino: agli incroci, nei punti di sosta, come tappa di una processione (Via Rispoli) o per delineare il percorso verso un santuario o chiese (Via Castello e Madonna della Libera, Salita Santa Croce, Via Panoramica, Via Quisisana, ingresso rampa Cappuccini). Un’edicola votiva dedicata alla Madonna di Pompei risalente al 1969 è presente nel cortile della Scuola media Bonito-Cosenza.
Per quanto riguarda i supporti delle raffigurazioni e le tecniche pittoriche, dominavano nelle edicole antiche, quelle eseguite come dipinto murario; in queste, anche dove sono state collocate altre immagini più recenti o piccole statuette, sotto non è difficile intravedere le tracce più o meno evidenti dell’iniziale dipinto murale. Più recenti sono le immagini in ceramica che, per la loro particolarità di conservare nel tempo inalterati i colori, si imposero soprattutto nel XIX secolo: questi materiali, ancora oggi, vengono utilizzati nelle nuove costruzioni. Quasi sempre queste costruzioni nascevano come opere dei privati e spesso sono state edificate per adempiere ad un “voto”. Questo connubio tra devozione popolare ed architettura, ha visto, nel corso dei secoli, una indefinita quantità di edicole. L’edicola votiva ha un indubbio valore come elemento simbolico e devozionale nel territorio che con questi “piccoli templi” ne caratterizza la sacralità. Rappresentano la testimonianza di un sentimento religioso e la libera espressione della pietà popolare. Sono tante e diverse le motivazioni che hanno portato nei secoli all’erezione di questi particolari luoghi di devozione non necessariamente minori, privati e popolari, come varie sono le forme architettoniche che queste piccole costruzioni hanno presentato nel corso dei secoli. Non sempre si riesce a sapere il “quando il perché e da chi” (singolo o comunità) venne eretta l’edicola votiva. È indubbio che le edicole votive rappresentano un patrimonio culturale. Sono una ricchezza da tutelare, (al di là del loro più o meno grande valore artistico), per custodire e valorizzare le più antiche tradizioni della nostra città.

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