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I russi e l’ambasciata di Castellammare

Questa foto incollata su di un cartoncino decorato, datata 2 maggio 1909 documenta, laddove ce ne fosse stato bisogno, la presenza dei reali inglesi e russi a Castellammare”. Il proprietario dell’epoca, forse una nobildonna, descriveva con dovizia di particolari le persone immortalate. Testualmente è riportato: “Ricordo della breve visita delle Loro Maestà Re Edoardo VII, la Regina Alessandra e la principessa Vittoria d’Inghilterra, nonché della Czarina Madre di Russia a Castellammare di Stabia il 2 Maggio 1909. Sbarco di S.M. il Re presso la Capitaneria di Porto. Sua Maestà il Re è la figura seduta a destra nel landau. Il signore seduto a sinistra è l’aiutante di Campo Generale Ponsembre quello in piedi allo sportello il Vice Console d’Inghilterra a Castellammare Ing. Sacco Albanese”.I viaggiatori russi, come del resto gli inglesi, erano innamorati dell’Italia già dai primi dell’Ottocento; l’itinerario del Grand Tour comprendeva Napoli e il circondario. Una tappa d’obbligo, anche perché luogo preferito di villeggiatura del “Re di Napoli”, era Castellammare. Giunsero cosi in città non solo aristocratici e diplomatici, ma anche pittori, artisti e letterati.I rapporti diplomatici fra il Regno di Napoli e Russia ebbero ufficialmente inizio nel 1777, reggenti: Ferdinando IV e Caterina II. Dieci anni dopo fu stipulato un trattato di commercio e navigazione tra il Re delle Due Sicilie e l’Imperatrice di tutte le Russie. Trattato che fece da volano oltre che per gli interessi economici anche per quelli culturali. Si importavano grano, ferro e caviale e si esportavano olio, agrumi e vino. Tra i vini napoletani si annoveravano: l’Ischia, il Capri, il Gragnano, la Lacrima Christi e la Guarnaccia di Castellammare; quest’ultimo, conosciuto e apprezzato fin dal lontano 1420, era menzionato insieme al “Mangia guerra”, il “Greco dolce” e la “Malvasia” in un “editto” della Regina Giovanna, datato 17 agosto 1420, che riportava alcuni “privilegi” di cui godevano i cittadini stabiesi. Castellammare fu sede del vice Consolato Imperiale di Russia; il conte Gustav Stackelberg aveva residenza nel palazzo Piscicelli alla strada Coppola, oggi civico 34. L’Attività consolare offriva un punto di riferimento per i viaggiatori russi che desideravano trascorrere la villeggiatura in città. A Castellammare tra i vari Alberghi, oltre a quello Imperiale e Reale, vi era l’Albergo di Russia che si trovava nel palazzo Martingano nell’attuale via Mazzini.Nel 1820 giunse a Castellammare il pittore Silvestr Feodosevic Scedrin , ciò è quanto scriveva ai genitori: “…grazie a Castellammare ho recuperato ciò che avevo perduto, sono andato in giro su un asino, dipingendo studi di posti meravigliosi …mi sono sistemato sopra l’infelice Stabia, città andata distrutta insieme a Pompei ed Ercolano a causa dei capricci del Vesuvio.Di questa infelice città non è rimasto nessun monumento. Il padre del mio padrone presso il quale abito ha fatto degli scavi nelle terre di sua proprietà per vendere i reperti all’erario, ma il governo si è rifiutato. Allora il padrone di queste terre ha deciso che era meglio guardare al denaro che non alle mura dirupate, così le ha ricoperte e ci ha piantato sopra delle viti ed altri alberi da frutta. Eccovi così tutta la storia del luogo dove è sepolta la sfortunata Stabia”.
A Napoli giunsero anche Anton Cecov, Fedor Dostoevskij, Lev Tolstoj e Nicolaj Gogol, giusto per citarne alcuni. Gogol in una missiva del 1838 scriveva: “…Abito a Castellammare, a due ore da Napoli, e ho cominciato a bere le acque, ma poi ho sospeso. Di acque qui ce n’è una quantità incredibile”. Il principe Alessandro di Lieven, ministro e ambasciatore russo nel Regno delle Due Sicilie, d’estate frequentava la reggia di Quisisana; incantato dal posto pensò di edificarvi una villa. Nel 1842 acquistò un piccolo fabbricato dalle Suore di San Bartolomeo e un appezzamento di terreno limitrofo detto “di S. Andrea”, qui vi edificò una splendida dacia con materiali e manodopera fatti venire appositamente dalla Russia. Infine per estendere il giardino, comprò tre anni dopo una grossa tenuta confinante, ampliò la dacia e accrebbe il parco con piante rare come i cedri del Libano. In questa villa stazionarono molti personaggi di rilievo, purtroppo alcuni anni dopo, con l’unità d’Italia, il principe di Lieven dovette lasciare Napoli, cedendo la propria villa, mobili compresi, al Principe di Moliterno Giuseppe Gallone e alla sua consorte Antonietta Melodia. La denominazione della villa subì vari cambiamenti: passò da “Villa Lieven” a “Villa Moliterno o Antonietta”, poi a “Villa Pagliara”, fino all’attuale “Villa Petrella”.

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