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Obblighi retributivi – Quando il datore di lavoro non versa i contributi

Gli obblighi contributivi si riferiscono ai pagamenti obbligatori che datori di lavoro e lavoratori devono effettuare verso vari fondi e sistemi previdenziali o assicurativi. Questi pagamenti servono a finanziare diverse forme di protezione sociale, come le pensioni, l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, l’assistenza sanitaria, l’indennità di disoccupazione e altre prestazioni sociali.
I contributi previdenziali sono quelli destinati a finanziare le prestazioni pensionistiche future dei lavoratori, consentendo loro di godere di un reddito quando raggiungono l’età pensionabile.
Se il datore di lavoro non versa i contributi previdenziali nascono delle inadempienze passibili di diverse sanzioni. Il mancato versamento dei contributi Inps può far scattare, infatti sanzioni di diversa natura.
Vediamo insieme quali sono le varie ipotesi.

  • Se i contributi non sono mai stati pagati, oltre alla sanzione amministrativa scatta per il datore di lavoro una sanzione civile;
  • Se i contributi vengono pagati, ma in ritardo, sono previste delle sanzioni pecuniarie. Tali sanzioni vengono calcolate in base al tasso in vigore alla data del pagamento o del calcolo per un massimo del 40% sull’importo dovuto nel trimestre o sulla somma residua da pagare. Ciò però vale solo per i datori di lavoro che spontaneamente adempiano al mancato versamento entro 12 mesi dal termine del pagamento, e comunque prima della notifica eventuali contestazioni da parte dell’Inps.
  • Il mancato versamento dei contributi previdenziali può diventare anche un reato penale. Ciò avviene quando il datore di lavoro consapevolmente ometta il pagamento dei contributi previdenziali, anche se tale inadempienza derivi da sopraggiunte difficoltà economiche, non solo per fini di lucro.
    Il lavoratore dipendente dovrà fare bene attenzione ai termini di prescrizione. L’obbligo di versare i contributi, infatti, può cadere in prescrizione se non viene esercitato nell’arco di 5 anni. Tale limite si allunga a 10 anni se a segnalare l’evasione da parte del datore è il lavoratore stesso o i suoi eredi.
    Qualora, nonostante le sanzioni e le richieste da parte dell’INPS, i contributi non venissero pagati, scaduti i termini della prescrizione, il lavoratore si ritroverà con una pensione più magra. E’ bene, dunque, verificare costantemente il versamento dei contributi da parte del datore di lavoro. Per farlo è sufficiente munirsi di uno SPIN o di una carta nazionale dei servizi (CNS) per accedere al proprio profilo (Estratto contro retributivo) presente nel sito dell’INPS e consultare il proprio estratto conto contributivo. Qualora poi sia intervenuta la prescrizione il lavoratore dipendente avrà la facoltà di riscattarli mediante la costituzione di una rendita vitalizia ed agire comunque contro il proprio datore di lavoro per il risarcimento dei danni subiti.

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