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I legni e le acque minerali stabiesi

Nel XVI sec., ma sicuramente anche prima, a Castellammare di Stabia erano presenti cantieri navali “artigianali” in grado di costruire imbarcazioni ben più complesse di barche da pescatori. Questo fondamentalmente per tre motivi:
– la gran quantità di legname (dei vicini boschi),
– la competenza dei maestri d’ascia stabiesi (tramandata di padre in figlio);
– la presenza di acque minerali (che consentiva il trattamento del legno).
Nel “Dizionario scientifico militare per uso di ogni arme… “ Giuseppe Ballerini, anno 1824 riportava: “ …nella nostra Marina di Napoli si è adottato un nuovo sistema per dare maggior consistenza al legname e garantirlo il più possibile dagli inconvenienti cui ogni legno è soggetto: mantenere per qualche tempo nelle acque minerali e solfuree i pezzi necessari alla costruzione delle navi, ciò che si fa nel Cantiere di Castellammare, raccogliendo le diverse acque minerali, che scaturiscono dal monte, coll’uso di molte vasche vi si pone il legname, e quando credesi, dopo un anno o due, che i Sali minerali abbiano potuto fare il loro effetto, si vuotano le vasche suddette e si estraggono i pezzi, che abbisognano all’uopo. L’esperienza di tal sistema ci fa per ora conoscere che il legname s’indurisce oltremodo, e che resiste molto di più a colpi d’ascia, di quello non bagnato nelle acque descritte; è da sperare, che più lunghe e migliori esperienze possano confermarci nella medesima idea; onde basare per sempre un metodo infallibile alla conservazione e durata de’ legnami di costruzione.” Nave da battaglia Italia durante la lavorazione nel Regio Cantiere progettata dal Direttore del Genio Navale Benedetto Brin. Lo scafo in ferro e acciaio fasciato in legno era poi rivestito di lamiere di zinco. Il suo primo nome fu “Stella d’Italia”, presto cambiato in “Italia”. Fu impostata nel luglio del 1876 e varata il 29 settembre del 1880. Questa rarissima foto del 1879 la ritrae durante la fase di lavorazione.
Nel 2011 durante i lavori di dragaggio del canale che consente l’ingresso al porto commerciale di Ribadeo (comune spagnolo della Galizia), fu scoperto un relitto dall’archeologo subacqueo Miguel San Claudio, il San Giacomo di Galizia, galeone che oggi risulta come il miglior conservato al mondo. Successivamente nel 2012, 2015, 2018 e 2022 sono stati effettuati dei prelievi dallo scafo che risulta ancora oggi in ottimo stato. L’ipotesi del bagno del legno nelle acque minerali potrebbe quindi essere attendibile anche se a tutt’oggi non ci sono riscontri scientifici ad avvalorarla. Ma ritorniamo di nuovo nel 1819, quando furono rinvenuti nel fiume Sarno degli alberi interrati (Annali Civili del Regno delle due Sicilie-Gennaio e Febbraio 1835): ” Nell’agro di Gragnano, tre miglia al di qua di Castellammare, distendesi una contrada la quale chiamano Messigna… sorge di pochi piedi al di sopra del livello del mare e vi serpeggia il Sarno… in faccia all’isolotto di Rivigliano “. Il Colonnello Piscicelli aprendo un canale per far deviare le acque del Sarno nel suo podere, trovò degli alberi interrati: “ …tre di siffatti alberi grandi pezzi ne fece recidere; vide che buono, vigoroso e tenace erasi conservato…”. Queste notizie pervennero al Cav. Giuseppe Negri, ingegnere della Real marineria dell’Arsenale di Castellammare il quale pensò sarebbe stato “utilissimo cimentare con le acque impregnate i legni serbati alla costruzione delle navi e che tanto meno sarebbero soggetti a marcire quanto più lungamente fossero stati immersi in simili bagni”. Il Negri azzardò l’ipotesi che si trattasse di alberi di antiche galere romane, sommerse nell’anno 79 d.C. durante l’eruzione del Vesuvio, ciò perché gli alberi rinvenuti erano “armati” di cerchi in ferro e che nei pressi erano stati rinvenuti “chiodi triangolari, ed altri arnesi appartenuti a navigli, non meno che crostacei e pesci pietrificati”. Sempre in questo articolo venne riportato che le ipotesi del Negri erano avvalorate da: “…ragguardevoli architetti nautici d’Inghilterra, di Francia e di Russia sulle fisiche e chimiche teoriche fondata, che le acque mentovate facendo acquistare al legno un primo grado di fossile natura, anzi che alterarne il tessuto con la soluzione di continuità, il rendono incorruttibile e ne aumentano il peso e la forza.” Resta il fatto che i maestri d’ascia che costruirono il San Giacomo di Galizia non ne erano a conoscenza e forse… trattarono i legni con le acque minerali.

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