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Villa Lucia a Castellammare

In  “Cenno storico-descrittivo della città di Castellammare di Stabia” del 1842 il Parisi  descrive le ville cittadine. La Villa Lucia la riporta come “Casino Longobardi a Sant’Andrea” perché in origine appartenne a tale famiglia: dai canonici Don Gabriele e Catello Longobardi, dal 1823, il signor Gabriele Longobardi di Nicola dal 1849:“Il suo esteriore aspetto alla melanconia par ti richiami …. Nell’interno e pure di molto gusto e con bella eleganza abbellito ed in due piccoli casini sembra partito dalla intera graziosa villetta. Trovasi ogni specie di comodità e vi à pure una perenne fontana di cui si sente purtroppo il bisogno negli altri casini… ”. Nel 1877 fu acquistata dalla principessa Lucia Saluzzo, moglie del principe di Motta Bagnara. I quali ingrandirono la proprietà comprando dalla signora Vianello la palazzina sulla via Sant’Andrea, che aveva di fronte un altro piccolo fabbricato. In tal modo, intorno al 1890, il complesso era costituito da tre palazzine. Nel maggio del 1906, la principessa cedette al figlio Gioacchino Ruffo di Sant’Antimo la parte non fittata comprendente anche le vasche degli impianti di acqua e alla parte coltivabile, dove c’erano piante e alberi d’alto fusto.
La caratteristica peculiare di Villa Lucia, comunque, è di natura scientifica. Ciò è dovuto alla collezione di palme in parte ancora oggi presenti e la cui conoscenza non è limitata al sito, ma si estende al resto del mondo botanico. Viene documentata nella trattazione del principe Gioacchino Ruffo, nel volume “Le palme di Villa Lucia”, edito nel 1928. Il principe trovò nel parco “soltanto qualche Chamaerops humilis, tre Phoenix dactylifera, due bellissime Phoenix sylvestris, una Trachycarpus excelsa ed una bella Washingtonia filifera”. In seguito: “Acquistai altre palme e le piantai sparse per il giardino; così a poco a poco son diventato collezionista e studioso…”, realizzando il più grande parco di acclimatazione di piante esotiche dell’Italia meridionale.  Nella pubblicazione vengono citati circa 300 nomi di palme, oltre i 2/5 furono quelle effettivamente acclimatate. Piante provenienti dalle flore tropicali di tutto il mondo per un totale di 654 esemplari. Il tutto in soli 13 anni di attività su un parco di un solo ettaro. Un vero e proprio giardino botanico delle palme. Questo documento è interessante perché contiene l’inventario delle specie che sono state allevate con successo alle pendici del monte Faito a circa cento metri sul livello del mare. A comprovare quanto celebre divenne questa villa, un breve passo della canzone del poeta romano Fausto Salvadori:

Villa Lucia, serena fra le palme,
fresca d’abeti verdi in faccia al mare,
Villa Lucia, con le memorie care,
a te ridano i lunghi ozi e le calme!

Negli anni ’30 il principe donò al Comune diverse palme che furono piantate in Villa comunale che si stava ampliando fino al cosiddetto Palazzo del Fascio. Nel luglio del 1935, con rogito del notaio Schettino, parte del complesso in origine destinato ad uso personale dei proprietari, fu acquistato dal dottor Giuseppe Tropeano. Tenuto dapprima come casa di villeggiatura, divenne poi sede di una colonia idrotermale ed elioterapica per giovani minorati psichici (la prima del genere in Italia). Nel 1941 il complesso fu requisito dalle truppe tedesche di stazza a Castellammare, dalle stesse nel 1943 fu saccheggiata e devastata. Il professor Tropeano dovette aspettare il 1944 per riaverla libera e rimetterla in sesto per restituirla al primario servizio. Nel 1962 vi fu istituito l’Istituto alberghiero di Stato.