Contattaci

Tieniti
aggiornato...

con le nostre rubriche quindicinali

Nuovi scavi nell’area centrale di Pompei

Nell’area archeologica di Pompei partono i nuovi lavori nell’area centrale del sito, per una superficie di per per circa 3.200 metri quadrati. Il progetto si inserisce in un più ampio approccio che, sviluppato durante gli anni del Grande Progetto Pompei, intende a rettificare e risolvere i problemi idrogeologici e conservativi dei fronti di scavo, ovvero il confine tra la parte scavata e quella inesplorata della città antica. L’impostazione del nuovo scavo, ubicato nell’Insula 10 della Regio IX, lungo Via di Nola, è dunque la stessa già attuata nello scavo della regio V durante gli anni 2018-2020 che, sotto la direzione dell’allora direttore, Massimo Osanna, ha visto emergere la casa di Orione, la casa con Giardino e il Themopolium. Oltre a migliorare le condizioni di conservazione e tutela delle strutture millenarie attraverso una sistemazione dei fronti di scavo, da sempre elementi di vulnerabilità a causa della pressione del terreno sui muri antichi e del deflusso delle acque meteoriche, i nuovi scavi si avvalgono dell’impiego delle diverse professionalità dell’archeologia, tra cui archeologi, archeobotanici, vulcanologi numismatici, topografi antichi, oltre ad architetti, ingegneri e geologi, per trarre il massimo di informazioni e dati dalle operazioni di indagine stratigrafica. “Scavare a Pompei è un’enorme responsabilità – dichiara il direttore del sito, Gabriel Zuchtriegel –. Lo scavo è un’operazione non ripetibile, quello che è scavato lo è per sempre. Perciò bisogna documentare e analizzare bene ogni reperto e tutte le relazioni stratigrafiche e pensare sin da subito a come mettere in sicurezza e restaurare quello che troviamo.” Un paesaggio, quello storico dei decenni della riscoperta di Pompei, che il Parco vuole valorizzare e raccontare anche attraverso un altro progetto che punta alla riqualificazione delle aree verdi del sito e dei suoi dintorni. Proprio in queste settimane è in corso la procedura di selezione di un partner per la coltivazione dei vigenti del Parco nell’ambito di un partenariato pubblico-privato, che prevede l’ampliamento delle aree coltivate, e in futuro anche la messa a regime di uliveti, frutteti e orti sociali.“La dimensione di una catastrofe si misura anche a seconda della possibilità di dimenticarla, di farla cadere nell’oblio – commenta il direttore – E quel paesaggio di coltivazioni, boschi e pascoli che nasce nei secoli dopo l’eruzione sul sito dell’antica città, è come un piccolo conforto rispetto alla tragedia terribile del 79 d.C. che distrusse l’intera città di Pompei in due giorni. La memoria della tragedia svaniva, la vita tornava. Tant’è vero che dopo l’inizio degli scavi, nel 1748, ci vollero 15 anni per capire che si stava scavando a Pompei e non a Stabia.”