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Piero Girace

Piero Girace nacque a Castellammare di Stabia il 15 settembre 1904 fu un giornalista, scrittore e critico d’arte. Ancora oggi è ricordato come uno degli intellettuali più attenti del Novecento.
Il padre, il barone Francesco, fu sindaco di Gragnano e consigliere provinciale di Napoli, suo nonno Pietro fu anch’egli sindaco di Gragnano nel 1820.
Girace esordì nella letteratura a diciannove anni con lo pseudonimo russo di Michele Grigorieff (fingendosene traduttore) pubblicando i suoi racconti sui più importanti quotidiani e settimanali fra i quali “il Mattino illustrato”. Fin da ragazzo fu influenzato dai libri di Salgari cominciando a comporre romanzi fantastici. Lavorò presso diverse testate giornalistiche e giornali letterari tra cui “Il Mattino”, il “Roma”, la “Ruota di Napoli” per i quali eseguiva interviste, articoli e recensioni. Numerose sono inoltre le sue pubblicazioni e saggi monografici. Nel 1934 ideò insieme con un suo amico il Premio di Pittura Castellamare di Stabia. Fu questo uno dei primi, se non addirittura il primo dei premi di Pittura in Italia. Colse il significato delle arti figurative secondo le quali “… La pittura non è esercitazione artigianale di tecniche; ma l’esercizio più alto dello spirito del sentimento e della fantasia creatrice, mercé il quale gli artisti comunicano agli uomini il loro messaggio…”. Tra le sue pubblicazioni “Le acque e il maestrale- cronache estive di Castellammare”, del 1937, un magistrale spaccato della città stabiese nell’Ottocento. La “patria incantata” dove vive tutta la sua vita, le sue care descrizioni dell’area di Quisisana, le curve panoramiche verso il Faito, il gioco delle funicolari vissute come un pendolo. Stabia con le sue Terme, con il suo fascino. Fu il primo tra gli scrittori italiani a trattare la canzonetta sia in dialetto napoletano che in italiano, tanto che maestri noti come D’Esposito ( in Casarella ‘e Pusitano), Casadei (in Nuje nun ce amammo) ed altri gli chiedevano i versi che poi musicavano. Nel 1953, anno in cui si tenne il Festival di Napoli nelle Terme Stabiane, organizzato dall’Azienda Cura e Soggiorno e Turismo di Castellammare e dall’Associazione Stabiese della Stampa, fece parte della Commissione esaminatrice presieduta dal prof. Francesco S. Mascia. Quell’anno vinse Aurelio Fierro con Rrose, poveri ,rrose. Scritta dagli stabiesi Enzo Salvati e Lello Greco.Fu collaboratore e inviato speciale dei maggiori quotidiani italiani nonché ideatore e direttore del periodico “il Coccodrillo” uscito in numero unico nel 1964. Autore del cortometraggio dal titolo Tavolozza napoletana diretto dal regista Raffaele Andreassi, vinse il premio “Napoli” per la cinematografia con il documentario Viaggio ad Anacapri. L’arte era la sua passione che condivideva con colleghi ed amici giornalisti tra cui Carlo Barbieri (Il Mattino di Napoli), Raffaele Cinella (Corriere di Napoli), Marotta (Tempo), mons. Francesco Di Capua (Osservatore Romano), Giuseppe Abate (Secolo d’Italia) e Francesco Saverio Mascia (l’Avanti).
Durante i suoi numerosissimi e frequenti viaggi su tutto il territorio nazionale, visitava mostre ed incontrava artisti tra più rappresentativi dell’arte italiana e straniera. Fondò il movimento artistico “Tradizione e realtà” dirigendo per diverso tempo la galleria d’arte “Vittoria” a Napoli, di proprietà del fratello, ove esponevano importanti firme dell’allora panorama artistico. Morì a Castellammare di Stabia il 9 giugno 1970. Dopo la scomparsa, nel 1972, il comune di Atripalda (Sa) gli ha intitolato la mostra estemporanea ” Piero Girace”.